Filippo Figari

Filippo Figari ( Cagliari, 1885 – Sassari, 1973 )
A sei anni si trasferisce a Sassari dove conosce Giuseppe Biasi e dove incontra il suo primo maestro, Mario Paglietti, pittore originario di Porto Torres e famoso ritrattista. Si diploma nel 1905 a Cagliari e proprio in questi anni espone per la prima volta nella sua città natale con Felice Melis Marini.
Frequenta dei corsi all’Istituto di Belle Arti e All’Accademia di Francia, e nello stesso anno vince una borsa di studio e frequenta il Regio Istituto di Belle Arti di Venezia. Nel 1908 si trasferisce temporaneamente a Monaco per seguire corsi di disegno. Queste esperienze saranno fondamentali nel perfezionamento della tecnica artistica, che inizia così ad assumere i tratti distintivi, come l’utilizzo di rapide stesure di colore che non danno spazio al raffinamento dei particolari, dove il colore ha un’importanza fondamentale insieme all’uso della luce, che vengono utilizzati in una maniera quasi espressionistica. Al suo ritorno gli fu commissionata la decorazione della Sala dei Matrimoni nel Palazzo Civico di Cagliari, dove tra l’altro ebbe l’opportunità di conoscere gli altri grandi artisti del periodo come Mario Delitala, Francesco Ciusa, e tra gli altri, il suo amico F. M. Marini. In occasione di questa commissione decise di trasferirsi temporaneamente ad Atzara e Busachi, per studiare paesaggi e costumi del posto. Terminato il ciclo nella Sala dei Matrimoni, ottiene qualche anno più tardi la commissione per la decorazione del Salone di Ricevimento e in seguito del Salone del Consiglio (lavoro che sarà interrotto nel 1916 quando Figari fu chiamato in guerra, ma ripreso due anni dopo e terminato nel 1924). Tante le commissioni di questi anni per Figari, come le due tele per l’Università di Cagliari, la pala di Arborea e le numerose altre commissioni per istituzioni sia private che pubbliche. L’anno del 1929 rappresenta una tappa importante per l’artista, poiché è nominato segretario del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti, incarico che ricoprirà sino alla caduta del Regime. Gli anni ‘30 del novecento sono caratterizzati da una grande produzione di ritratti, di personaggi abbigliati con il tipico costume del paese. A questo proposito non si devono dimenticare i bellissimi ritratti prodotti anche durante la sua permanenza ad Atzara. Non si ha una documentazione certa, ma è indubbio che l’artista abbia preso ispirazione dai pittori costumbristi, Eduardo Chicarro Agüera e Antonio Ortiz Echagüe, nel comporre i ritratti e nello stile pittorico utilizzato. In particolare Figari si accostò alle linee guida del costumbrismo pittorico caratterizzato da un’adesione alla visione quasi “documentaria”, capace di riportare nella tela usi, costumi e tradizioni locali, ossia gli elementi caratterizzanti i diversi luoghi, con la ripresa di tutti i particolari del caso. Il tema folkloristico sarà una costante della produzione artistica di Figari, tema che sarà rivisitato e nell’ultimo periodo, reso moderno. Sempre in questi anni Figari sarà molto impegnato in esposizioni a livello nazionale e regionale. Nel ’35 sarà inoltre nominato direttore della Scuola di Arte di Sassari, poi trasformata nell’Istituto d’Arte, incarico che lo appassionerà e ricoprirà sino agli anni settanta. L’opera del Museo di Atzara è uno studio a sanguigna, che riguarda una composizione con figure femminili. Il bozzetto si fa risalire agli anni 31-35 e da riferirsi allo studio per la decorazione che Figari, in quegli anni, preparava per la cattedrale di Cagliari.

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